giovedì 9 agosto 2007

Israele e le fughe di cervelli

Articolo pubblicato dal Jerusalem Post, edizione on line, il 22 luglio 2007 ore 21:32 locali (aggiornato il 23 luglio 2007 alle ore 9:52 locali). Titolo: Absorption Ministry to fight brain drain with new funding. Autore: Rory Kress. Traduzione e adattamento dall'inglese a cura della redazione di Cronache Israeliane.
Il Ministero per l’Assorbimento degli Immigranti allocherà 2.25 milioni di shekel [circa 500.000 euro] per lottare contro la "fuga dei cervelli" che ha visto scienziati e altri professionisti israeliani di grande valore lasciare Israele per posti di lavoro più attrattivi all’estero. Il nuovo finanziamento creerà posti per la ricerca scientifica per gli immigranti nei ministeri delle Infrastrutture, della Protezione ambientale e della Difesa.
Israele ha la più alta percentuale di fuga di cervelli al mondo, con l’8.5% di immigranti all’anno. I finanziamenti consentiranno l’impiego di decine di nuovi scienziati appena immigrati, attribuendo loro l’opportunità di dare un contributo vitale in prima linea allo sviluppo scientifico israeliano.
Un totale di 1.5 milioni di shekel è stato allocato al Ministero per la Difesa, 600'000 shekel a quello delle Infrastrutture, e 500.000 a quello della Protezione ambientale per assorbire gli scienziati di recente immigrazione nella nuova ricerca. Questi fondi hanno già permesso centinaia di progetti di ricerca negli ultimi anni.
Secondo il Ministero per l’Assorbimento degli Immigranti, dagli anni ’90 sono immigrati in Israele 16.000 scienziati. 10.000 di questi sono stati assorbiti con successo dal Ministero attraverso l’impiego in posti di ricerca sia nelle industrie miliari che in quelle civili.
A causa dei tagli di budget, il programma era stato sospeso. Comunque, il Direttore Generale del Ministero Erez Chalfon ha lottato per mantenere il programma proprio a causa della continua fuga di cervelli.
"Non stiamo cercando di portare via gente alla Intel o alla Dell. Stiamo solo cercando di dare lavoro ad un chimico che può fare della ricerca o ad un ingegnere che vuole progettare un edificio”, ha detto il Direttore per il Centro dell’Assorbimento nelle Scienze, Omri Ingber, nel corso di un’intervista telefonica.
Esempi di progetti con ricercatori immigrati in corso quest’anno hanno incluso la preparazione di piani di intervento in caso di terremoto, il riciclaggio e il trattamento delle acque reflue, e la prevenzione dell’inquinamento delle falde acquifere.


Articolo pubblicato dal Jerusalem Post, edizione on line, il 17 luglio 2007 alle ore 20:29 (aggiornato il 17 luglio 2007 ore 23:22 locali). Titolo: 'Brain drain' of Israeli academics is rising. Autore: Judy Siegel-Itzkovich. Traduzione ed adattamento dall'inglese a cura della redazione di Cronache Israeliane.
Il tasso di studenti israeliani dottorandi o in post-dottorato che lavorano e studiano all’estero (che sono migliaia) sta aumentando, secondo quanto affermato dalla Israel Academy of Sciences and Humanities, che ha condotto un sondaggio attraverso il suo sito web per scoprirne i motivi.
Famiglia, cultura, educazione dei figli e il trovare un ambiente professionale confortevole per il proprio lavoro sono i principali “fattori di traino” che potrebbero riportarli a casa, ma le considerazioni politiche e di sicurezza, le condizioni salariali e di vita sono tra quelli che li trattengono dal ritornare, come ha mostrato il sondaggio, che era stato postato nel sito web lo scorso febbraio.
Il Prof. Menachem Ya'ari, presidente dell’Accademia, ha detto di essere contento che 911 studenti per il dottorato e post-dottorato che sono all’estero hanno risposto al sondaggio con un messaggio personale. Ya’ari ha detto domenica che la fuga dei cervelli degli accademici israeliani che non intendono tornare in patria dopo gli studi sta crescendo.
Ya'ari ha detto che è notevole che quasi 1.000 di loro abbiano deciso di rispondere al sondaggio in modo dettagliato, e che comunque si riscontra che molti di loro sarebbero interessati a ritornare in Israele se potessero trovare un lavoro gradito e condizioni adatte per la ricerca.
L'accademia ha dato vita ad un centro per restare in contatto con gli studenti all'estero per incoraggiarli a tornare in Israele.
Le età di coloro che hanno risposto al sondaggio sono tra i 21 e i 47 anni, con solo il 4.9% oltre i 45 anni. Due terzi di loro sono uomini, e quasi tutti hanno la cittadinanza israeliana (alcuni hanno mogli israeliane). Quasi tre quarti sono sposati e il 72% ha figli, mentre l’86% di loro vive con un partner israeliano.
Tre quarti dei rispondenti vivono negli USA, il 10% in Gran Bretagna e il resto in altri Paesi. Sei su dieci hanno un dottorato, mentre gli altri stanno studiando per ottenerlo. Quasi tre quarti di coloro che hanno già un dottorato lo hanno ottenuto in Israele. Esattamente la metà di coloro che hanno un dottorato si specializza in fisica, chimica e biologia.
Il 95% non ha progetti concreti per incominciare una carriera accademica in Israele, ma la metà sta attivamente cercando questa possibilità. Un quinto di chi pensa di ritornare in patria ha detto che vi sono solo poche probabilità di trovare un impiego adatto in Israele.

Scarsa competitività scientifica

Scarsa competitività scientifica
Università, Cagliari rischia la serie B

di Beniamino Moro
L’UNIONE SARDA 8 agosto 2007
Prima Pagina
È stata pubblicata di recente l’ottava edizione della Guida all’Università del Censis-La Repubblica relativa all’anno accademico 2007-08, da cui si desume che l’Università di Cagliari occupa tra i 17 grandi atenei nazionali (quelli con popolazione studentesca compresa tra 20 e 40 mila) il settimo posto in graduatoria, dove si tiene conto delle strutture, dei servizi erogati, delle borse di studio e del sito web. La posizione è dignitosa e risulta migliorata rispetto a quella dell’anno scorso (11° posto), anche se in leggero arretramento rispetto a due anni fa (6°). In particolare, quest’anno risultano migliorate le valutazioni sul sito web e sul numero di borse di studio per studente, che hanno invertito la tendenza verso la bassa classifica.
L’occasione è buona per una riflessione sulle politiche e sulle strategie di sviluppo adottate sinora dal nostro Ateneo e sulle carenze più evidenti alle quali è opportuno porre rimedio. Occorre dare atto al Rettore di essersi prodigato nel miglioramento delle strutture, con un’intensa attività edilizia, e nell’erogazione dei servizi agli studenti, attività che peraltro stanno alla base del riconoscimento dell’indagine Censis. Ma ciò non basta a fare del nostro Ateneo una sede prestigiosa sul piano scientifico, in grado di competere con le altre università nazionali. Con riguardo ai parametri più strettamente accademici, come la produttività della didattica e della ricerca scientifica e le capacità d’internazionalizzazione, infatti, l’indagine Censis rivela posizioni in classifica medio-basse delle singole facoltà. In particolare, solo una facoltà (Farmacia) sta nella parte alta della classifica, cinque stanno a metà e quattro scivolano nella parte bassa.
La giustificazione della scarsa competitività scientifica è attribuita dal Rettore alla carente situazione finanziaria. Ciò è vero, ma è anche vero che risulta del tutto carente la politica di bilancio per l’acquisizione di nuove risorse, comprese le tasse degli studenti, mentre non si può certo dire che l’attuale gestione del bilancio sia orientata al potenziamento dell’attività di ricerca. Le singole facoltà, peraltro, talvolta fanno anche di peggio, gestendo le risorse finanziarie e i posti di ruolo con finalità spesso clientelari e a prescindere dal merito e dal valore scientifico dei singoli ricercatori. Qualche facoltà (Economia) è arrivata al punto di dimenticarsi di chiamare il vincitore del concorso a cattedra da essa stessa bandito.
Nei giorni scorsi, il Ministro Mussi ha promesso 350 milioni di euro alle Università più virtuose sul piano dell’efficienza finanziaria e della meritocrazia. L’Università di Cagliari non solo rischia di non prendere niente, ma rischia anche di essere penalizzata nel suo turnover dai nuovi criteri di valutazione. Eppure le strutture scientifiche in grado di competere a livello nazionale ed internazionale non mancano, ma esse vengono frustrate dall’attuale politica di finalizzazione delle scarse risorse esistenti, che penalizza il merito e la qualità a favore della massificazione, cioè della mediocrità di studenti e docenti.

mercoledì 8 agosto 2007

Andrea Cortis da Berkeley

Carissimi Andrea e Mauro,
innanzitutto vorrei inviare a voi, a tutti i miei colleghi della Legione Straniera ed ai rimpatriati, un calorosissimo saluto. Sono riuscito finalmente a leggere le nostre venture e sventure nel vostro ottimo libro. I miei più vivi complimenti per un raro e fulgido esempio di chiarezza di analisi e di visione.
Aprofitto del vostro improvvido invito a fruire di questo blog per abusarne infine con una provocazione :)
A "chiosa" della notizia del Corriere dove si riporta che vengono stanziati la bellezza di 350 milioni di euro per le Universita' Italiane piu' virtuose, rilancio una nota dell'Associated Press riportata dal Washington Post del 2 Agosto, 2007:
"Bill Promotes Math, Science Programs", By JIM ABRAMS, The Associated Press, Thursday, August 2, 2007; 11:29 PM
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The bill calls for spending $33.6 billion over the next three years for science, technology, engineering and mathematics research and education programs across four federal agencies.
....
che al cambio attuale sono più di 8 miliardi di euro all'anno, e questo solo per rafforzare le materie scientifiche!!! Notare soprattutto la parola EDUCATION. Gli Stati Uniti hanno capito che non possono più contare solamente sull'import di cervelli dall'estero. Non so a quali dati si riferisca Andrea Mameli quando dice che ci sarà una fuga di cervelli da USA ed UK, ma non è difficile immaginare che nazioni come Cina ed India richiameranno presto i loro talenti per provare a guidare le prossime rivoluzioni tecnologiche (bellina la city-car indiana ad "aria compressa" [World's First Air-Powered Car: Zero Emissions by Next Summer].

Ahhhh ma qui negli USA non sono mica scemi, eh no!! saranno magari un pochino lenti a svegliarsi, ma quando prendono una decisione non c'è destra e sinistra, maggioranza o opposizione, veline o Totti che tengano: filano come treni verso la meta che si sono prefissi. Dice niente lo sbarco sulla luna? ... lo stesso succederà per le energie rinnovabili. Puntando tutto sulla educazione scientifica e tecnologica delle nuove generazioni (ivi inclusi i figli degli scienziati stranieri, disincentivando così i rientri), si intende rafforzare la posizione di supremazia tecnologica non solamente civile, ma anche militare ovviamente.
Chi ne soffrirà di qui a qualche decina d'anni saranno le nazioni che non avendo rinnovato la loro classe docente (Italia) non riusciranno a creare nuove generazioni di studenti al passo con la concorrenza autoctona americana. E chi insegnerà a questa nuova generazione di studenti americani? Ovviamente, tanto per chiudere il ciclo del "cornuto e mazziato", noi gli Scienziati di Ventura. Il Prof. Gessa dice giustamente che gli scienziati che scelgono di restare all'estero non sono una perdita se si trasformano nello zio d'America, mantenendo cioè vive importanti collaborazioni. Quello che preoccupa è però chi insegnerà nelle facoltà italiane fra 5 o 10 anni.
È vero che saremo un paese in cui si fa ricerca di alto livello quando riusciremo ad attrarre giovani menti brillanti da nazioni di cui a malapena sapremo pronunciare il nome, (per non diventare rossi se richiesti di indicarli su una mappa). Ma questa opzione non vale per il nostro sistema Italia al momento attuale perché il mercato del lavoro non è flessibile come in USA, UK, Olanda, Germania, etc. In questi paesi è per esempio facile per gli studenti italiani trovare una borsa di studio decente perché i locali hanno le mani troppo prese a fare i soldi appena lauerati.
Dato che la tattica del rientro dei cervelli si è dimostrata populista e velleitaria, e l'opzione di attirare nuove menti dall'estero è impraticabile, secondo me la battaglia per la riconquista di un posto di prima linea nella ricerca e' persa in partenza. Per questo la Sardegna e l'Italia devono cambiare strategia. Bisogna puntare sulla educazione nella scuola dell'obbligo e nella scuola superiore premiando i capaci e penalizzando i nullafacenti. Bisogna instillare una cultura del lavoro duro, della sana competizione, dell'innovazione. Bisogna insegnare seriamente programmazione e lingue straniere già nelle scuole medie inferiori, per filtrare i nuovi analfabeti. Ma mi rendo conto che si tratta di una rivoluzione sociale che non può essere portata avanti fin quando vi saranno vigorose forze reazionarie che spingono alla anestetizzazione delle coscienze. C'è forse qualcuno là in alto nei palazzi che ha bisogno di qualcuno che pensa? che possa vedere le cose in modo diverso? che sia capace di trovare che il risultato della divisione tra 350 milioni di euro e 59 milioni di italiani è di 6 euro a cranio, cioè il prezzo di una cappucino e cornetto, un quotidiano, e un gratta-e-vinci?
Alla tenera età di 38 anni io mi sento già vecchio per fare la rivoluzione, ma c'è qualcuno che vuole provare a spiegare tutto questo ai nostri giovani nella pausa tra una puntata dell'Eredità e un recupero di Coppa Italia?
Un caro saluto dalla California
Andrea Cortis

martedì 7 agosto 2007

Cervelli di rientro (in Europa, Italia esclusa)

Dal blog di Sylvie Coyaud OCA SAPIENS:
Cervelli di rientro
Sono usciti i nomi dei 20 ricercatori sotto i 35 anni che riceveranno i premi EURYI - dati dalla European Science Foundation - fino a 1,25 milioni di euro l’uno per rientrare in Europa. Quattro hanno scelto di tornare in un ente di ricerca tedesco, e cinque in uno francese. Il comunicato che vanta l’omaggio reso alla scienza nazionale non esce da un centro francese, stranamente, ma da uno tedesco. Sei donne, meglio della solita media. Italia niente. Interessanti anche le discipline prescelte, non tutte “scientifiche” in senso stretto: www.esf.org/activities/euryi/awards/2007.html
(6 agosto 2007)

The 2007 Awardees (European Science Foundation)

sabato 4 agosto 2007

Testimoni di ventura a La Maddalena.

Alla presentazione di ieri (La Maddalena 3 agosto 2007) nonostante il vento fortissimo oltre 50 persone hanno seguito con attenzione le relazioni di Giuseppe Bonanno (Presidente dell'Ente Parco), Roberto Morini (giornalista La Nuova Sardegna), Marina Spinetti (responsabile Parcultura), e le testimonianze di Angela Morando (protagonista del capitolo "Sarditudine", a pagina 73 del nostro libro) e di Leonardo Rubattu (protagonista del capitolo "Etiche aziendali" a pagina 98 del libro). Angela e Leonardo con le loro storie concrete-poetiche-semplici-complesse hannno impreziosito la serata.
In particolare Angela ha portato a riflettere sull'importanza di muoversi e di confrontarsi con altri e in altri luoghi, ha sottolineato la ricchezza delle differenze. Interrogata sulla sua condizione di emigrata intellettuale ha poi messo in rilievo i caratteri positivi del vivere in Inghilterra (sacro rispetto delle libertà individuali, responsabilità nel lavoro anche ai giovani, maggiore coraggio da parte delle imprese), e quelli negativi (la cucina).
Per Leonardo l'esperienza all'estero arricchisce e spesso rende giustizia ai sogni e alle ambizioni di giovani desiderosi di mettere a frutto le competenze apprese. Interrogato sulla sua opinioine circa le imprese sarde ha espresso il desiderio di aiutare le aziende a confrontarsi con mercati internazionali e ad avere più coraggio nell'avvicinarsi all'innovazione.

venerdì 3 agosto 2007

Il Governo propone un patto per rilanciare gli atenei virtuosi

Segnaliamo dal sito del Corriere della Sera un articolo sulla recente proposta del governo per rilanciare la meritocrazia nelle Università italiane. Sul tavolo 350 milioni di euro per i più virtuosi nel merito e nelle finanze. Al momento ci sono 4 atenei dietro la lavagna per aver superato il vincolo di non spendere più del 90 per cento dei finanziamenti ordinari per personale e spese fisse: Firenze, Pisa, Trieste e l'Orientale di Napoli. Con i nuovi limiti imposti dal governo il numero salirebbe invece a 19 e comprenderebbe anche l'università di Cagliari. Bene invece Sassari.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/03/sensini.shtml

"Trecentocinquanta milioni di euro da assegnare agli atenei con i bilanci a posto e i migliori risultati nella didattica e nella ricerca, ma anche vincoli alle assunzioni e piani di risanamento, con la minaccia del commissario, per quelli meno virtuosi. Con l'obbligo, per tutti, di ridurre il debito e stringere ancora i costi del personale e la possibilità, per chi vuole, di aumentare le tasse agli studenti.

IL PATTO — Il governo propone alle università un Patto per l'efficienza e la meritocrazia, che potrebbe essere applicato già dal 2008. A firmare il documento, inviato ieri alla Conferenza dei Rettori, al Consiglio degli Studenti e al Comitato Universitario Nazionale, sono stati i ministri dell'Università e dell'Economia, Fabio Mussi e Tommaso Padoa- Schioppa, tra i quali, dopo le aspre polemiche sui fondi agli atenei che hanno segnato l'ultima Finanziaria, è scoppiata la pace. Suggellata dal presidente del Consiglio, Romano Prodi. «Noi vogliamo un'università con più autonomia e più risorse e proponiamo un Patto che spinga la ricerca di una maggior efficienza » ha detto il premier in una conferenza stampa con i due ministri.

I PARAMETRI — «L'anno scorso eravamo in emergenza e non siamo andati troppo per il sottile» ha ammesso Padoa-Schioppa, spiegando che lo scopo del Patto, suggerito dalla Commissione Tecnica per la Finanza Pubblica, non è tanto quello di spendere di meno (l'Italia è abbondantemente sotto la media Ue e Ocse), quanto «spendere meglio ». Premiando i virtuosi grazie ai parametri di efficienza che saranno stabiliti presto dall'Agenzia Nazionale di Valutazione, che secondo Mussi sarà operativa entro l'anno. Il 5% del Fondo ordinario, ovvero quasi 350 milioni di euro, dovrebbe essere ripartito già nel 2008 tra le università che hanno i migliori parametri e rispetto ai quali ricevono meno fondi di altre, sovrafinanziate in rapporto ai risultati.

I VINCOLI — Il Patto prevede innanzitutto la stabilizzazione del Fondo ordinario (circa 7 miliardi l'anno) che sarà indicizzato al costo del personale e all'inflazione, nonché il finanziamento dell'edilizia universitaria su base triennale. Per frenare l'indebitamento, verrebbe imposto un vincolo sulla spesa per gli interessi, che non potrebbe superare una quota tra il 2 e il 4% del Fondo assegnato a ciascun ateneo. Anche il tetto attuale alla spesa per il personale (90% del Fondo) verrebbe rivisto in modo più restrittivo, computando ad esempio anche i costi deg li aumenti contrattuali. Il che avrebbe effetti non indifferenti, visto che se oggi a sforare sono solo quattro università (Firenze, Pisa, Trieste e l'Orientale di Napoli), con i nuovi criteri proposti dal governo sarebbero ben 19.

LE PUNIZIONI — Chi dovesse sforare il nuovo tetto sarebbe costretto a ridurre al 35% il turn-over dei dipendenti, mentre per chi, oltre a sforare il tetto, avesse anche gli ultimi due bilanci in rosso, scatterebbe una cura ben più pesante. Il turn-over sarebbe ridotto al 20% e ci sarebbe l'obbligo di presentare ai due ministeri un piano di risanamento da seguire puntualmente, a pena di un commissariamento dell'istituto. Maggiori risorse potrebbero essere garantite dalla possibilità di aumentare le tasse agli studenti fino al 25% del Fondo, mentre oggi il limite è del 16%. Per gli atenei, potenzialmente, dall'aumento delle tasse potrebbero arrivare quasi 700 milioni di euro l'anno in più, di cui il 50% dovrebbe però essere destinato ai servizi agli studenti e al finanziamento delle borse di studio".

Scienziati di ventura su Nova 24

"Non sta mica scritto sulle pietre dei nuraghi che dobbiamo restare arretrati": è l'ultimo commento di Michele Saba, del dipartimento di Fisica dell'Università di Cagliari, sul blog nato intorno a "Scienziati di ventura. Storie di cervelli erranti tra la Sardegna e il mondo" di Andrea Mameli e Mauro Scanu (Cuec, 2007, 11 euro). Il cuore del volumetto sono le storie di 19 ragazzi che hanno lasciato la Sardegna per coronare i lsogno di lavorare nella scienza. Il lavoro è ricco di dati e non manca un'analisi dei problemi e delle possibilità di rinnovamento del sistema della ricerca italiano, ma il suo pregio è soprattutto la narrazione diretta e personale delle vicende di questi nuovi emigranti della conoscenza che animano anche il blog. Il risultato è un ritratto accurato di chi si avvicina al mondo della ricerca, ma anche un'indicazione per i più giovani che si apprestano a decidere del proprio futuro da ricercatore in Sardegna come in Italia.
Guido Romeo, Nova 24 inserto del quotidiano il sole 24 ore dedicato alla scienza e alla tecnologia, 2 agosto 2007.