giovedì 27 settembre 2007

Scienziati di ventura a Iglesias: 6 ottobre.

Iglesias 6 ottobre 2007 CUEC editrice, Comune di Iglesias
e Libreria Duomo presentano Scienziati di ventura di Andrea Mameli e Mauro Scanu.
Intervengono con gli autori: Luciano Ottelli (Direttore del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna), Giampiero Pinna (Commissario straordinario Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna), Michele Saba (ricercatore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari e protagonista di uno dei capitoli del libro).
Il dibattito è coordinato da Roberto Cherchi (Il Giornale di Sardegna).
Archivio Storico Comunale (Via delle Carceri, Iglesias) Sabato 6 ottobre 2007, ore 18:30.

mercoledì 26 settembre 2007

19 piccoli ricercatori sardi

19 piccoli ricercatori sardi 10 piccoli indiani: è il titolo del famoso giallo di Agatha Christie, nel quale c'è una successione, micidiale!, di omicidi, uno stillicidio di personaggi che, come dice una vecchia filastrocca (quella cui si ispira il titolo), inesorabilmente sono uccisi.
Nel libro Scienziati di ventura, edizione Cuec, scritto da due giornalisti scientifici, Andrea Mameli e Mauro Scanu, si raccontano le vicende di 19 giovani ricercatori sardi che, dopo aver tentato in più modi di trovare una collocazione nel nostro paese, sono, tutti, emigrati.
D'accordo, gli è andata meglio che ai protagonisti del giallo di Agatha Christie; ma per il nostro paese è una "scomparsa".
Speriamo provvisoria. Speriamo.
Margherita Fronte ha intervistato Andrea Mameli.

martedì 25 settembre 2007

Scienziati di ventura al parco tecnologico

presentazione pula Lunedì 8 ottobre presentiamo Scienziati di Ventura alla Biblioteca del Parco Tecnologico di Pula (Ca). Avremo alcuni ospiti di eccezionale valore: due protagoniste del libro (Rosaria Piga e Monica Mameli), il moderatore (Vito Biolchini), l'editore (Mario Argiolas). Ci saremo anche noi autori. Abbiamo invitato i ricercatori delle imprese e dei centri di ricerca del parco tecnologico e i dipendenti di Sardegna Ricerche (l'ente regionale che gestisce il parco). Sarà il contesto giusto per affrontare in maniera approfondita cause, effetti e tipologie delle (cosiddette) fuge di cervelli.

domenica 23 settembre 2007

In medicina la fuga è misurabile

Il New England Journal of Medicine, il 27 ottobre 2005, pubblicò un articolo di Fitzhugh Mullan intitolato The Metrics of the Physician Brain Drain. I dati, forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, mostrano che una quota compresa tra il 23 e il 28 per cento dei medici attivi in Australia, Canada, Gran Bretagna e USA, provengano da nazioni a basso reddito. L'articolo sottolinea che (nell’ambito di un programma finanziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) per il trasferimento di un professionista della salute il paese in via di sviluppo eroga al paese accogliente una cifra oscillante tra 200 e 250 mila dollari (per cinque anni). Questo significa che oltre l'impoverimento intellettuale (e alla dispersione dei capitali accumulati con la formazione) i Paesi d'origine devono anche pagare moneta sonante per permettere ai loro figli di espatriare.
The Metrics of the Physician Brain Drain. Results: International medical graduates constitute between 23 and 28 percent of physicians in the United States, the United Kingdom, Canada, and Australia, and lower-income countries supply between 40 and 75 percent of these international medical graduates. India, the Philippines, and Pakistan are the leading sources of international medical graduates. The United Kingdom, Canada, and Australia draw a substantial number of physicians from South Africa, and the United States draws very heavily from the Philippines. Nine of the 20 countries with the highest emigration factors are in sub-Saharan Africa or the Caribbean.

Related link:
Institute for Prospective Technological Studies: Europe and the Challenge of the Brain Drain
The IPTS Report is produced on a monthly basis (except January and August) by the Institute for Prospective Technological Studies (IPTS) of the Joint Research Centre (JRC) of the European Commission.
About the author. Sami Mahroum has a first degree in Political Science from the University of Oslo and a Masters degree in Science and Technology Policy from the University of Amsterdam. He worked as a Researcher on International Research Collaboration at PREST, University of Manchester, before joining the IPTS to work on issues related to the geography of knowledge flows through human capital. He is now also working towards his Ph.D. on the international mobility of scientists at the department of Geography at University College London.

Quanto costa la fuga dei cervelli?

Ieri sera, durante la presentazione del libro nella biblioteca comunale di Perdasdefogu (ottima iniziativa in un paese di appena 2 mila abitanti che da alcuni anni ha un'intensa vita culturale), si è parlato anche del costo dei ricercatori che lasciano l'Italia. Sul tema, il 29 gennaio 2007, nel blog del Forum PA, compariva un'acuta riflessione. La riportiamo sotto (nel titolo il link al sito originale).

Quanto costa la fuga dei cervelli
Ogni anno trentamila ricercatori formatisi in Italia emigrano all'estero in cerca, non di fortuna, ma semplicemente di una condizione lavorativa decente. Questa "fuga" ha un costo calcolato attorno agli 8 miliardi di euro l'anno, senza contare i danni per l'Università che perde gran parte della propria capacità di produrre innovazione e conoscenza. Proprio per arginare questa situazione drammatica i precedenti governi erano intervenuti a più riprese con una serie di provvedimenti tesi al "rimpatrio dei cervelli italiani". Stando alle statistiche dell'ADI (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), però, questi interventi hanno giovato ben poco al mondo della ricerca italiana, permettendo il rientro solo di 466 riceratori, molti dei quali, oggi, sono nuovamente costretti a ripartire verso condizioni lavorative ed economiche migliori.
L'importo della borsa di dottorato, infatti, fissato nel 2000 non arriva ai 1000 euro netti mensili, tanto che l'ADI si è fatta portatrice di una proposta di legge per innalzarla a 1000 euro.
Viene da domandarsi come mai in una società in cui si parla di innovazione e di sviluppo come le leve su cui investire per aumentare la competitività, chi porta avanti queste attività viene penalizzato in maniera così evidente.
Se stai iniziando un dottorato di ricerca, o sei tentato di farlo questa guida fa per te. Se sognavi di fare il filosofo, il letterato o lo scienziato ed ora vivi nello scantinato del tuo dipartimento 24 ore al giorno e vorresti un’ora d’aria, anche. Se poi sogni di partire a spese dell’università verso mete esotiche per partecipare ad un convegno, potrebbe essere ancora questa la guida giusta. Se invece arrivando alla fine ti dovessi sentire preso in giro, allora non sorprenderti. Il dottorato funziona così.
(Dall'introduzione alla "Guida di sopravvivenza al Dottorato di Ricerca")

giovedì 13 settembre 2007

Emigrare per studiare

Secondo Beniamino Moro il solo fatto di studiare a Stanford rende gli studenti più intelligenti di quelli che rimangono in Italia. Da sarda arrivata negli Usa in tempi non sospetti (il 1971), posso testimoniare che la stragrande maggioranza degli italiani che oggi frequentano l'università negli Usa, più che di intelligenza superiore sono dotati di genitori ultrafacoltosi e delle raccomandazioni di professori italiani compiacenti. Non è alla portata di tutti dimostrare di possedere 40 mila dollari o più all'anno, somma richiesta dalle università americane e dall'Ufficio Immigrazione per l'ammissione nel Paese. Paradossalmente, e tristemente, ormai anche emigrare per motivi di studio è diventato un privilegio. Nelle università Usa vigono la meritocrazia e l'onestà, ma non c'è modo per Stanford o Ucla di controllare se le entusiastiche raccomandazioni del professore italiano per il suo pupillo derivino da merito reale o da ingenti somme di denaro sborsate dai genitori per spianare la strada al loro rampollo. Purtroppo lo scandalo delle ammissioni comprate non si ferma sulle sponde dell'Atlantico, e potenzialmente infetterà anche il sistema universitario americano, ignaro di quali serpi stia innocentemente accogliendo.
Rachele Marongiu Duke - Albuquerque (Usa)
L'Unione Sarda, Lettere & Opinioni, pagina 12, 13 settembre 2007.

Università, così si perdono i fondi

Sardegna e ricerca. Università, così si perdono i fondi di Beniamino Moro (L'Unione Sarda, prima Pagina, 11 settembre 2007)
In un documento presentato congiuntamente il 2 agosto dai ministri dell'Università Fabio Mussi e del Tesoro Padoa Schioppa, sono stati presentati gli impegni del governo per un "patto per l'università e la ricerca". L'impegno più significativo che viene evidenziato è che d'ora in avanti un terzo dei fondi incentivanti del ministero dell'Università verranno attribuiti ai singoli atenei sulla base dei risultati dell'attività di ricerca scientifica conseguiti da ciascuno di essi. I risultati della ricerca scientifica sono già stati misurati oggettivamente l'anno scorso da un organismo di valutazione nazionale, il Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca), che a breve sarà sostituito dall'Anvur (Agenzia nazionale di valutazione dell'Università e della ricerca). Il patto proposto dai due ministri dovrà rafforzare la cultura della valutazione, adottando parametri oggettivi da sottoporre a verifica periodica, in modo da aprire spazi per la ricerca in piena autonomia di giovani ricercatori, attirare bravi studiosi dall'esterno, promuovere l'internazionalizzazione e incentivare la mobilità nazionale ed internazionale di studenti, ricercatori e professori.
Come si colloca l'Ateneo di Cagliari rispetto a questi problemi? Sarà in grado di perseguire gli obiettivi che il Ministro Mussi indica come irrinunciabili per il miglioramento qualitativo dell'Università italiana, tanto che al perseguimento di questi condiziona la futura assegnazione dei fondi? Alcune recenti vicende purtroppo non depongono favorevolmente. In un recente editoriale su questo giornale, Giuseppe Marci lamentava il fatto che valenti studiosi della nostra Università, che vengono accolti e valorizzati in programmi di PhD in America e in altre università internazionali, quando tornano non trovano più posto perché in molti casi il campo della ricerca è loro precluso e ogni spazio è occupato da quelli che sono rimasti, anche se di minor ingegno.
Altro caso che può essere citato è quello della Facoltà di Economia che non ha chiamato il vincitore di un concorso da essa stessa bandito, nonostante si trattasse di un economista di levatura internazionale, con PhD (Dottorato di ricerca) dell'Università di Stanford, al sesto posto nel mondo per la ricerca in economia. Tutte le università del mondo fanno a gara per accaparrarsi studiosi di questa levatura, per il prestigio e le relazioni scientifiche che essi sono in grado di promuovere e per la qualità dell'insegnamento di cui beneficiano gli studenti. La sua chiamata avrebbe dato ulteriore prestigio al nostro Ateneo e alle ricerche in campo economico, tenuto conto che la maggior parte dei lavori della Facoltà di Economia di Cagliari (6 su 9) ammessi con giudizio positivo nella recente valutazione nazionale dell'attività di ricerca (Civr) sono stati quelli del Dipartimento di Economia, dove questo studioso si sarebbe collocato. Così, la Facoltà avrà un bravo studioso in meno e meno fondi a disposizione. Se la nostra Università non si dota di una seria politica della ricerca, essa è destinata a finire non in serie B, ma in serie C o nel torneo dei dilettanti.

domenica 9 settembre 2007

Sardegna matrigna per i giovani laureati

La fuga dei cervelli. Sardegna matrigna per i giovani laureati
di Giuseppe Marci (L’Unione Sarda, prima pagina, 4 settembre 2007)

Marco è andato in America. Sotto un certo aspetto questa è cosa buona e giusta: significa che siamo in grado di formare giovani eccellenti che, appena laureati e semplicemente esibendo il proprio curriculum, vengono accolti da istituzioni universitarie internazionali per completare la formazione o insegnare.
Personalmente sono lieto per questo mio allievo sapiente ed educato che si avvia con onore nelle strade del mondo. Però devo dire che, a gioco lungo, dopo averne allevati tanti e averli visti partire, i conti non mi tornano. O, piuttosto, sono loro che non tornano, come del resto è inevitabile che sia. Il nostro mondo è avaro di riconoscimenti, spirituali e materiali. Altrove hanno spazio, soddisfazioni e ruolo. Non di rado buone remunerazioni. Poi, come è naturale che sia, coltivano amicizie, mettono su famiglia, crescono figli. Perché dovrebbero tornare, se non per far visita ai genitori che invecchiano e trascorrere qualche giorno nella "terra delle vacanze", come tale conosciuta anche in America?
È per questo che dico: i conti non tornano. Noi spendiamo quantità ragguardevoli di danaro e di energie (oltre che, beninteso, di sentimenti) per formare un prodotto eccellente che altri accolgono "finito", ricavandone ogni vantaggio senza aver investito un solo centesimo nella sua formazione. Né possiamo sperare di riaverli, nonostante le norme che periodicamente vengono approntate, a livello regionale e nazionale, per il "ritorno dei cervelli". Lo diceva, di recente, il professor Enrico Bombieri, luminare della matematica che insegna a Princeton (Usa): "Forse le nuove generazioni hanno un certo disagio, perché dopo la laurea nel nostro Paese devono approfondire i loro studi a Oxford, a Parigi, in Germania. Rientrano con qualche problema (non sempre sono accolti come meriterebbero); poi ho notato che molti, pur essendo bravissimi, forse scoraggiati da troppe difficoltà, si lasciano alle spalle la ricerca per tentare la sorte in qualche società finanziaria".
Diciamola tutta, professor Bombieri, cercano altre vie anche perché, in molti casi il campo della ricerca è a loro in larga misura precluso, ogni spazio occupato da quelli che sono rimasti, spesso di minor ingegno, ma comunque presenti e decisi a difendere i confini del proprio orticello.
A Marco che parte (e conosce il greco e il latino: oltre le principali lingue moderne, si capisce), voglio donare un augurio contenuto nelle sue amate raccolte di sentenze medioevali: Quod hodie non est cras erit . Non dobbiamo mai perdere la nostra fiducia nel destino dell’uomo: può essere che domani accada ciò che oggi è praticamente impensabile, e raramente si è visto in passato. Non è un augurio che riguardi soltanto lui; credetemi: di una testa come quella di Marco c’è un gran bisogno, in Sardegna e in Italia.