(Agi) - Roma, 29 ottobre 2007 - "La Finanziaria 2008 fa piccoli passi nella giusta direzione. Ci sono più risorse per la ricerca e per i giovani ricercatori. Forse sono insufficienti. Ma sono passi che vanno nella direzione giusta". Lo ha detto il ministro dell'università e della ricerca Fabio Mussi a commento della situazione della ricerca in Italia.
"Un discorso analogo - ha aggiunto il ministro - vale per l'università. Nel patto per l'efficienza e la stabilità che, insieme al ministro per l'economia Tommaso Padoa-Schioppa, abbiamo proposto alle università, c'è sia la stabilizzazione del Fondo ordinario che nel 2008 consentirà alle università di uscire dall'incertezza e dall'ansia che ogni anno le procurano l'aumento dei costi del personale e l'inflazione della moneta sia la destinazione di una sua parte non trascurabile (il 5 per cento, per un ammontare di 350 milioni di euro) agli atenei che avranno i bilanci a posto e otterranno le migliori performance in ricerca e didattica. Anche in questo
caso la direzione è giusta".
Ma Mussi ha ribadito più volte che la qualità della ricerca italiana non è affatto bassa. E a riprova di ciò ha sottolineato i risultati di una serie di indagini internazionali. "La qualità della ricerca italiana - ha infatti detto il ministro - non è male. Lo dicono una serie di indagini indipendenti internazionali, da quelle realizzate dall'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a quelle proposte, nel 2004, da David King, capo dei consiglieri scientifici del governo inglese sulla rivista Nature. I ricercatori italiani son tra i più produttivi al mondo. Una riprova l'abbiamo avuto di recente con la raccolta delle proposte e la loro prima selezione dello 'Starting indipendent researcher grants' del Programma
Ideas varato dall'European research council (Erc) nell'ambito del Settimo Programma Quadro (FP7) con l'obiettivo di sostenere, mediante grants compresi tra 100 mila e 400 mila euro, i giovani ricercatori dell'Unione Europea e degli Stati Associati con dimostrate capacità di diventare leader indipendenti di programma di ricerca ha raggiunto i suoi due primi obiettivi".
Le proposte degli italiani selezionate sono state 70 su 559. "Solo i tedeschi - ha aggiunto Mussi - hanno fatto meglio. Francesi, inglesi, spagnoli hanno fatto peggio: nonostante i ricercatori in Francia, Regno Unito e Spagna siano molti di più".
Per il ministro, inoltre, anche lo stato in cui versano le università italiane non è tra i peggiori.
"Le nostre università, nonostante indubbi casi di malcostume e talvolta di vere e proprie irregolarità, sono meno peggio di come le si descrive. D'altra parte i giovani laureati italiani sono tra i più richiesti all'estero. E alcune nostre università sono di assoluta e riconosciuta eccellenza". Ma la situazione delle università, come ha sottolineato lo stesso Mussi, non è poi così idilliaca.
"Non è che tutto vada bene. Lo stato italiano destina alla ricerca pubblica dal 20 al 30 per cento di risorse in meno di altri paesi europei. Questo ritardo va recuperato. Inoltre c'è un blocco che impedisce l'accesso dei giovani alla ricerca. Questo blocco va rimosso. Per mettersi al passo degli altri paesi, dobbiamo mettere a disposizione dei nostri centri di ricerca e delle nostre università più risorse, finanziarie e umane", ha concluso.
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