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lunedì 26 novembre 2007

"Dottorandi, ecco le novità"

Mussi risponde alla petizione
"Il dottorato di ricerca è un punto strategico fondamentale della formazione superiore italiana E il decreto su cui abbiamo lavorato ne dà finalmente una definizione precisa, strutturata, con criteri che puntano alla qualità". Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca, non ha dubbi al riguardo e dopo aver incontrato alcuni rappresentanti dell'Adi, l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani ribadisce il suo impegno: a riformare il percorso di formazione e a garantire un giusto riconoscimento economico a tutti i dottori e ricercatori.
"Una delle ragioni della fuga dei cervelli, non l'unica, è proprio l'importo delle borse, tra i più bassi d'Europa - osserva Mussi - Si tratta quindi di aumentare i finanziamenti e portare le borse a livelli europei".
A questo proposito il ministro ricorda che "in Finanziaria sono previsti 20 Milioni di euro all'anno per 3 anni, ma in commissione Bilancio è in corso la discussione per reperire i fondi mancanti previsti dall'emendamento Valditara, approvato al Senato senza copertura adeguata".
Ma accanto al discorso borse di studio c'è quello dei costi, su cui i dottorandi hanno chiesto interventi immediati: "Far lavorare i dottorandi, non dargli un salario e chiedergli di pagare anche le tasse di iscrizione è un'esagerazione. Perciò mi sono impegnato a scrivere una lettera ai rettori per eliminare questo aggravio".
Intanto lo schema di riforma del dottorato di ricerca è valutato in questi giorni dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN). Una volta avuto il parere del CUN, il testo passerà all'esame del Consiglio di Stato. L'iter previsto è di circa due o tre mesi, dopodiché la riforma entrerebbe in vigore già dal prossimo anno, con un'applicazione progressiva. Tre i principi fondamentali:
- l'attivazione dei dottorati solo in stretto coordinamento con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello;
- l'istituzione dei dottorati solo entro vere e proprie scuole di dottorato, a livello di Ateneo o inter-Ateneo;
- la rigorosa attività di accreditamento e valutazione delle scuole a livello nazionale, e di valutazione dei singoli corsi di dottorato, affidata all'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca).
"Sarà impegnativo per le Università perché dovranno innovare strutture e i progetti, per alcune ci saranno tempi più lunghi ma è un processo necessario" nota il ministro. Si dovrebbe aprire dunque un nuovo corso per la formazione italiana, fatto di valorizzazione da parte delle imprese e di maggiori riconoscimenti, a cominciare dal punteggio attribuito al titolo di dottore di ricerca nei concorsi pubblici, "su questo sto preparando un decreto con il ministro Nicolais", dichiara Mussi. Dottorandi e ricercatori italiani ci sperano e aspettano solo che questo nuovo corso cominci.
Tullia Fabiani, La Repubblica, 23 novembre 2007

"Se potessi avere mille euro al mese"

La rivolta di dottorandi e ricercatori
Se potessero avere mille euro al mese, dicono che sarebbe una vittoria per l'università e la ricerca italiana. Poi certo avrebbero qualche soldo in più per pagare un affitto; comprare libri; vestire e mangiare. "Pretesa minima" la giudicano: richiesta che ha dell'essenziale se confrontata con altre realtà europee, eppure finora per i dottorandi italiani "è stata solo un sogno". Finora. Perché qualche spiraglio di cambiamento c'è ed è il risultato di una campagna partita circa sei mesi fa su Internet e arrivata in Parlamento.
La petizione. Due le questioni: l'aumento del limite minimo della borsa di dottorato, fino ad arrivare a mille euro mensili (contro gli 820 euro attuali, dai quali decurtare alcune voci) e la retribuzione di tutti i posti di dottorato di ricerca. A oggi infatti sono 38 mila i dottorandi in tutta Italia, ma di questi solo 20 mila hanno una borsa di studio. Gli altri studiano e lavorano all'università gratis per circa tre anni. E pagano anche le tasse di iscrizione.
Una situazione che ha finito per esasperare gli animi di dottorandi e ricercatori e portarli alla protesta: "Abbiano raccolto più di 11 mila firme sul sito dell'Adi, l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani - racconta Giovanni Ricco, dottorando in Fisica all'Università di Pisa e segretario dell'associazione -. La petizione indirizzata al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi e al Parlamento è nata sul web, può essere firmata da chiunque e continueremo a promuoverla finché non avremo ottenuto quello che chiediamo".
L'obiettivo è ottenere la copertura finanziaria per tutti i dottorati di ricerca attraverso fondi di università, enti, fondazioni, pubbliche amministrazioni, o attraverso il coinvolgimento di imprese, "con collaborazioni che sono diffuse all'estero, ma che da noi non si diffonderanno mai - notano i ragazzi - finché gli atenei avranno la possibilità di sfruttare gratuitamente i giovani ricercatori in formazione".
I provvedimenti. Su questi argomenti i dottorandi si sono confrontati direttamente con il ministro Mussi. "Lo abbiamo incontrato il 20 novembre e gli abbiamo consegnato le firme e le cartoline inviate - spiega Ricco - e siamo soddisfatti di come è andato il confronto. Ci sono interesse e apertura sui temi sollevati, si è parlato del valore strategico del dottorato di ricerca come terzo livello della formazione superiore, della necessità di favorire l'ingresso dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro e si è discusso anche dei contenuti della riforma del dottorato proposta dal ministro".
Oltre allo stanziamento di 20 milioni di euro per l'aumento finanziario delle borse di studio dal prossimo anno - annunciato da Mussi proprio a Repubblica tv - il ministro ha lavorato infatti su un testo di riforma che prevede, tra le altre cose, l'eliminazione del dottorato senza borsa di studio. "Per chi è non è retribuito abbiamo chiesto, quanto prima, la possibilità di non pagare le tasse d'iscrizione" aggiunge il segretario dell'Adi "per il resto aspettiamo il dibattito alla Camera".
Già, perché i venti milioni di euro non bastano ad aumentare il compenso mensile dei dottorandi. E l'emendamento Valditara, approvato al Senato, che prevede uno stanziamento di 40 milioni di euro è ancora sprovvisto di copertura. "Il ministro ha ribadito il suo impegno affinché il governo trovi i fondi mancanti - precisa Francesco Mauriello, dottorando in chimica industriale all'Università di Bologna - e noi ci contiamo. La discussione alla Camera è cominciata e dovrebbe chiudersi nei prossimi giorni. Se non venissero rispettate le nostre attese ci sarebbe una presa di posizione forte da parte nostra. E nuove proteste". Per Mauriello è l'ultimo anno di dottorato, a dicembre prenderà l'assegno che chiude il suo ciclo di studi: "Personalmente non trarrò benefici da questa campagna - dice - ma spero che il lavoro fatto serva ai colleghi presenti e futuri. Per tutti l'aumento a mille euro sarebbe un bel regalo di Natale".
Tullia Fabiani, La Repubblica, 26 novembre 2007

mercoledì 31 ottobre 2007

"La legge sul Rientro dei cervelli è surreale" (Mussi)

AGI - Roma, 31 ottobre 2007 - "La legge sul Rientro dei cervelli è surreale. Io non l'avrei mai fatta. Però l'ho rifinanziata perchè è stata fatta una promessa che va mantenuta".
E' così che il ministro dell'università e della ricerca Fabio Mussi ha risposto alle domande di alcuni telespettatori di Repubblica.it.
"Ogni anno dall'Italia se ne vanno 4 o 5 mila giovani laureati, alcuni per seguire una propria vocazione, altri perchè gli diamo 4 soldi per fare ricerca. Quando sono diventato ministro ho trovato che su 450 ricercatori rientrati con la legge, soltanto 30 erano stati stabilizzati dal Cun (Consiglio universitario nazionale). Io con fatica immensa ho portato il numero a 60. E' stata una legge propagandistica ed è stata una fregatura per chi è rientrato fiducioso. Il problema è ricreare le condizioni per far si che la gente non sia costretta a lasciare l'Italia".