L'Adi esprime soddisfazione per l'entrata in vigore del nuovo regolamento sull'accesso al ruolo di ricercatore universitario, che mette finalmente in pratica alcuni principi che sono da tempo un cavallo di battaglia dell'Associazione.
"L'Adi ha lavorato per anni su una modifica dei concorsi che ne aumentasse la trasparenza e l'efficacia selettiva" - osserva Giovanni Ricco, segretario ADI - "Pensiamo che solo procedure alla luce del sole, e maggiormente in linea con quanto avviene in ambito internazionale, possano contribuire a portare reale meritocrazia nel sistema accademico italiano, dove a tutt'oggi è ancora poco presente".
"Sin da quando pubblicammo 'Cervelli in fuga'" - aggiunge Augusto Palombini, curatore del libro edito da Avverbi nel 2001 - "che per la prima volta sollevava il problema
dell'emigrazione scientifica di massa, abbiamo sostenuto con forza che la via per uscire dal nepotismo baronale, che allontana alcune delle nostre menti migliori e non attrae stranieri, passasse per una modernizzazione delle selezioni con coinvolgimento di studiosi stranieri e valutazione prevalente dei titoli scientifici. L'avvio dei concorsi con le nuove modalità è il coronamento di un lavoro di anni condotto dall'Adi in questa direzione".
"Saremo attenti a controllare quale sarà l'effettiva applicazione delle nuove procedure: come verranno scelti i revisori esterni e quanto peserà il loro voto, quanti concorsi saranno vinti da candidati locali, quanto questo regolamento inciderà sulla cattiva cultura dei concorsi italiani" - spiega Francesco Mauriello, presidente dell'Associazione e membro del CUN - "Occorre sottolineare inoltre che i fondi per il reclutamento vanno ulteriormente aumentati e che lo stipendio per i post-doc è troppo basso per essere attraente per candidati provenienti dall'estero".
"L'eliminazione del fuori ruolo, approvata in Finanziaria 2008, porterà nei prossimi tre anni a risorse aggiuntive nelle casse delle Università" - conclude Giovanni Ricco, segretario ADI - "noi pensiamo che il loro utilizzo debba essere vincolato alle assunzioni di giovani ricercatori. È una buona occasione per svecchiare l'Università Italiana, sarebbe gravissimo sprecarla".
ADI, Associazione dottorandi e Dottori di ricerca Italiani, 22 Dicembre 2007
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domenica 23 dicembre 2007
lunedì 26 novembre 2007
"Dottorandi, ecco le novità"
Mussi risponde alla petizione
"Il dottorato di ricerca è un punto strategico fondamentale della formazione superiore italiana E il decreto su cui abbiamo lavorato ne dà finalmente una definizione precisa, strutturata, con criteri che puntano alla qualità". Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca, non ha dubbi al riguardo e dopo aver incontrato alcuni rappresentanti dell'Adi, l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani ribadisce il suo impegno: a riformare il percorso di formazione e a garantire un giusto riconoscimento economico a tutti i dottori e ricercatori.
"Una delle ragioni della fuga dei cervelli, non l'unica, è proprio l'importo delle borse, tra i più bassi d'Europa - osserva Mussi - Si tratta quindi di aumentare i finanziamenti e portare le borse a livelli europei".
A questo proposito il ministro ricorda che "in Finanziaria sono previsti 20 Milioni di euro all'anno per 3 anni, ma in commissione Bilancio è in corso la discussione per reperire i fondi mancanti previsti dall'emendamento Valditara, approvato al Senato senza copertura adeguata".
Ma accanto al discorso borse di studio c'è quello dei costi, su cui i dottorandi hanno chiesto interventi immediati: "Far lavorare i dottorandi, non dargli un salario e chiedergli di pagare anche le tasse di iscrizione è un'esagerazione. Perciò mi sono impegnato a scrivere una lettera ai rettori per eliminare questo aggravio".
Intanto lo schema di riforma del dottorato di ricerca è valutato in questi giorni dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN). Una volta avuto il parere del CUN, il testo passerà all'esame del Consiglio di Stato. L'iter previsto è di circa due o tre mesi, dopodiché la riforma entrerebbe in vigore già dal prossimo anno, con un'applicazione progressiva. Tre i principi fondamentali:
- l'attivazione dei dottorati solo in stretto coordinamento con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello;
- l'istituzione dei dottorati solo entro vere e proprie scuole di dottorato, a livello di Ateneo o inter-Ateneo;
- la rigorosa attività di accreditamento e valutazione delle scuole a livello nazionale, e di valutazione dei singoli corsi di dottorato, affidata all'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca).
"Sarà impegnativo per le Università perché dovranno innovare strutture e i progetti, per alcune ci saranno tempi più lunghi ma è un processo necessario" nota il ministro. Si dovrebbe aprire dunque un nuovo corso per la formazione italiana, fatto di valorizzazione da parte delle imprese e di maggiori riconoscimenti, a cominciare dal punteggio attribuito al titolo di dottore di ricerca nei concorsi pubblici, "su questo sto preparando un decreto con il ministro Nicolais", dichiara Mussi. Dottorandi e ricercatori italiani ci sperano e aspettano solo che questo nuovo corso cominci.
Tullia Fabiani, La Repubblica, 23 novembre 2007
"Il dottorato di ricerca è un punto strategico fondamentale della formazione superiore italiana E il decreto su cui abbiamo lavorato ne dà finalmente una definizione precisa, strutturata, con criteri che puntano alla qualità". Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca, non ha dubbi al riguardo e dopo aver incontrato alcuni rappresentanti dell'Adi, l'associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani ribadisce il suo impegno: a riformare il percorso di formazione e a garantire un giusto riconoscimento economico a tutti i dottori e ricercatori.
"Una delle ragioni della fuga dei cervelli, non l'unica, è proprio l'importo delle borse, tra i più bassi d'Europa - osserva Mussi - Si tratta quindi di aumentare i finanziamenti e portare le borse a livelli europei".
A questo proposito il ministro ricorda che "in Finanziaria sono previsti 20 Milioni di euro all'anno per 3 anni, ma in commissione Bilancio è in corso la discussione per reperire i fondi mancanti previsti dall'emendamento Valditara, approvato al Senato senza copertura adeguata".
Ma accanto al discorso borse di studio c'è quello dei costi, su cui i dottorandi hanno chiesto interventi immediati: "Far lavorare i dottorandi, non dargli un salario e chiedergli di pagare anche le tasse di iscrizione è un'esagerazione. Perciò mi sono impegnato a scrivere una lettera ai rettori per eliminare questo aggravio".
Intanto lo schema di riforma del dottorato di ricerca è valutato in questi giorni dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN). Una volta avuto il parere del CUN, il testo passerà all'esame del Consiglio di Stato. L'iter previsto è di circa due o tre mesi, dopodiché la riforma entrerebbe in vigore già dal prossimo anno, con un'applicazione progressiva. Tre i principi fondamentali:
- l'attivazione dei dottorati solo in stretto coordinamento con lo svolgimento di attività di ricerca documentate e di alto livello;
- l'istituzione dei dottorati solo entro vere e proprie scuole di dottorato, a livello di Ateneo o inter-Ateneo;
- la rigorosa attività di accreditamento e valutazione delle scuole a livello nazionale, e di valutazione dei singoli corsi di dottorato, affidata all'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca).
"Sarà impegnativo per le Università perché dovranno innovare strutture e i progetti, per alcune ci saranno tempi più lunghi ma è un processo necessario" nota il ministro. Si dovrebbe aprire dunque un nuovo corso per la formazione italiana, fatto di valorizzazione da parte delle imprese e di maggiori riconoscimenti, a cominciare dal punteggio attribuito al titolo di dottore di ricerca nei concorsi pubblici, "su questo sto preparando un decreto con il ministro Nicolais", dichiara Mussi. Dottorandi e ricercatori italiani ci sperano e aspettano solo che questo nuovo corso cominci.
Tullia Fabiani, La Repubblica, 23 novembre 2007
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