martedì 31 luglio 2007

Scienziati di ventura a La Maddalena: 3 agosto.

Venerdì 3 Agosto alle 19.00, nella sede dell’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, a La Maddalena, il Laboratorio Culturale Parcultura, organizza la presentazione del libro di Andrea Mameli e Mauro
Scanu: “Scienziati di Ventura” – Edizioni Cuec. Interverranno:
- Giuseppe Bonanno – Presidente dell’Ente Parco;
- Andrea Mameli (autore del libro insieme a Mauro Scanu)
- Angela Morando e Leonardo Rubattu (due dei protagonisti di Scienziati di ventura);
- Giancarlo Tusceri e Marina Spinetti (Coordinatori del Laboratorio Parcultura);
Coordina Roberto Morini, giornalista della Nuova Sardegna.
Reading e accompagnamento musicale a cura di Sebastiano Demuro e Valentino Tamponi.

lunedì 30 luglio 2007

Scienziati di ventura in insardegna.eu

Scienziati di ventura: una recensione
di Alessandro Mongili (insardegna.eu 27 luglio 2007)
Il libro di Andrea Mameli e di Mauro Scanu ci mette di fronte, con immediatezza e freschezza, all'esperienza di chi ha scelto di fare ricerca all'estero (per poi magari tornare in Sardegna) come un'esperienza incarnata in vite concrete, in biografie, in sentimenti specifici. Però, il libro dà anche dell'accademia italiana – descritta dai suoi rescapés più o meno illustri - un'immagine che fa riflettere.

Andrea Mameli e Mauro Scanu sono due giovani giornalisti specializzati in temi tecnoscientifici – ma Mameli è anche laureato in fisica – che ci mettono subito in pace con la categoria dei divulgatori scientifici, in genere troppo apologetici: i due non collocano la scienza nel mondo del mistero e della genialità ma in quello della realtà, di vite di persone vere, e ci rendono comprensibile e vicina la sua quotidianità. Quello che ci descrivono non è il fantasmagorico ed esotico mondo delle scoperte che fra dieci o vent'anni ci faranno andare in ufficio volando e ci libereranno da tutti i mali, ma un mondo che più ordinario non si potrebbe. [SEGUE...]

venerdì 27 luglio 2007

Scienziati di ventura, un dibattito aperto

Sardegna Ricerche Magazine, Intervista doppia agli autori del libro, Andrea Mameli e Mauro Scanu.
Com'è nato questo libro?
Scanu.
Principalmente per far nascere un dibattito. Come ha detto qualcuno il problema è glocale: si parla di problemi mondiali nel contesto sardo e viceversa.
Mameli. Anche per raccontare storie utili per informare su quel che a volte accade ai giovani laureati sardi.
Quali sono i problemi maggiori che impediscono il rientro dei cervelli?
Scanu. Il problema principale è che la Sardegna e l'Italia non sono molto appetibili per un ricercatore brillante che voglia fare carriera. Nonostante il desiderio di rientrare, questi emigrati della conoscenza si trovano di fronte a una scelta quasi obbligata: scegliere se stare all'estero dove istituti pubblici e privati sono ben contenti di pagare le loro capacità con risorse, alti compensi e progetti all'avanguardia oppure rientrare a casa e fare anticamera di fronte allo studio di qualche potente e sperare di raccogliere qualche briciola. Per questioni storiche il nostro sistema accademico non si basa su logiche meritocratiche. Va da sé che non sono per forza i migliori a occupare posizioni di prestigio, ma quelli che hanno più pazienza. Una pazienza che permetta di accettare una paga di 800 euro e una vita da precario sino a oltre i quarant'anni. Per citare un caso Carla Pittalis, una ragazza di Tempio Pausania, lavora in Turchia per conto della Banca Mondiale: a soli 34 anni è responsabile di progetti finanziari per 5 miliardi di dollari. Cosa potremmo offrirle in cambio?
Mameli. Sardegna e Italia, in effetti, raramente sono in grado di competere con la concorrenza internazionale che tenta di mantenere i migliori cervelli in circolazione. Una concorrenza che aumenta con il crescere dei più forti: Cina e India emergono e iniziano a proporre importanti luoghi di punta della ricerca applicata. I protagonisti del nostro libro, inoltre, evidenziano altri problemi, come la scarsa credibilità dei concorsi, che scoraggiano o di fatto impediscono di creare i presupposti per un rientro. Infine c'è un dato oggettivo: attualmente non c'è spazio per tutti. [SEGUE...]

giovedì 26 luglio 2007

Gian Luigi Gessa e la fuga dei cervelli.

Gian Luigi Gessa - intervistato da Giulia Fossà Italian Express (Rai) del 25 luglio 2007 - affronta una delle questioni centrali della ricerca scientifica in Italia: la fuga dei cervelli.
Giulia Fossà: "Sono tanti i giovani che ancora fuggono all'estero per realizzare i loro progetti. Ne parla un libro, Scienziati di ventura, che lei ha recentemente presentato".
File Mp3 con la registrazione: http://www.radio.rai.it/podcast/A0016169.mp3
Gian Luigi Gessa: "Questa legge [la proposta di legge regionale attualmente in discussione] tra l'altro vorrebbe far sì che molti di questi scienziati di ventura, questi andati fuori, poi possano rientrare. Ma io dico che anche quelli che scelgono di restare fuori costituiscono per il Paese che li ha mandati un possibile punto di riferimento importante, quello che un tempo si chiamava lo Zio d'America. Io ho molti allievi che sono rimasti all'estero, negli Stati Uniti oppure in Francia, e non considero questa una perdita reale quando manteniamo con loro un rapporto di collaborazione, di amicizia".

martedì 24 luglio 2007

Diventare ricercatrici: ci crede solo il 18% delle studentesse

Diventare ricercatrici: ci crede solo il 18% delle studentesse
Nel nostro Paese le pari opportunità stentano a decollare. E il mondo della ricerca non fa eccezione. L'Istituto per le ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr mette in evidenza un dato: il 18 per cento delle studentesse è convinto che le donne siano portate per la ricerca. Lo studio, nell'ambito del progetto DIVA - Science in a Different Voice http://www.irpps.cnr.it/diva - per sensibilizzare i giovani alle carriere scientifiche, ha considerato più di 2.000 studenti delle superiori. Tra le città campione anche Sassari.
La demografa del Cnr Palomba: "Il problema esiste, lavoriamo per superare pregiudizi"
Ricerca, se le ragazze rinunciano "Ma io non sono all'altezza..." di TULLIA FABIANI, REPUBBLICA (23 luglio 2007)

La prima domanda è: quanto si guadagna? E la fanno maschi e femmine, senza distinzione. La seconda però già fa la differenza: "Secondo lei io posso fare il fisico teorico?". Le ragazze chiedono se sono all'altezza, se hanno la capacità, se lo meritano. I ragazzi, nella maggior parte dei casi, non si pongono il problema e ci provano comunque. L'approccio al mestiere di ricercatore si presenta come una questione di genere; è una specie di vocazione nell'immaginario femminile, una scelta professionale (né più né meno) per i ragazzi. A rendere questa visione di disparità è un'indagine che ha interessato 43 scuole italiane. [SEGUE...]

lunedì 23 luglio 2007

Inseguendo le fughe di cervelli

Inseguendo le fughe di cervelli
Walter Falgio. L’Unione Sarda Cultura Estate Pagina VII
In Italia di ricerca non si vive. Secondo il Rapporto sul lavoro atipico della Cgil stilato lo scorso anno, più della metà dei giovani scienziati italiani ha un contratto precario, uno su tre guadagna la miseria di 800 euro al mese quando va bene. Tutti lavorano tra le 38 e le 45 ore settimanali. Strada obbligata per pattuglie di nuove leve della conoscenza è dunque l'emigrazione.
Uno spaccato credibile e documentato del fenomeno "cervelli in fuga" è ora anche in libreria nei titoli della collana "Prospettive" della Cuec: Scienziati di ventura. Storie di cervelli erranti tra la Sardegna e il mondo (146 pagine, 11 euro). Gli autori Andrea Mameli e Mauro Scanu, ricercatori giornalisti, hanno rintracciato in giro per il pianeta una ventina di menti brillanti in ritirata dalla Sardegna. "Senza distinzione d'età e di ruolo", scrivono. Ci sono neo dottori di ricerca e poco più che quarantenni già a capo di equipe di specialisti. Si viaggia dagli Stati Uniti all'Inghilterra, dalla Norvegia al Giappone, dall'Olanda all'Australia.
Carlo Boldetti è scappato da Cagliari dove studiava ingegneria: "I programmi erano datati, c'era poca attenzione per gli studenti". Ha partecipato al programma Erasmus e ha conseguito un dottorato in ingegneria meccanica a Sheffield, Regno Unito. Oggi Boldetti ha 35 anni e progetta componenti per la Formula Uno alla Renault: "Dagli alettoni, alle ruote, dallo sterzo a pezzi del motore". Dopo l'Erasmus, non ancora laureato, è stato assunto per un anno all'Università di Sheffield. Il post-lauream sempre in Inghilterra e subito dopo il lavoro: "Basti pensare che qualche mese prima della fine del dottorato sono stato letteralmente inondato da offerte". Boldetti per ora non ha nessuna intenzione di rientrare in Sardegna e preferisce stare seduto sul pneumatico del bolide Renault, come si vede nel sito web Carloboldetti.com
Rosaria Piga, cagliaritana di nascita 43enne, ha scelto il Giappone. Anche lei è nauseata "da un Paese carente di persone serie e guidate da principi di onestà e lealtà, da un Paese dove vai avanti solo se sei raccomandato o figlio di". Sarebbe il solito piagnisteo qualunquista se non fosse che Piga, appena fuori dall'Italia, è diventata una ricercatrice di prim'ordine. Laureata in scienze biologiche all'Università di Cagliari, dottorato in patologia generale a Torino, dopo il consueto precariato tra le stanze dei laboratori nostrani, è volata all'Università di Kyoto dove lavora da quasi tre anni ad altissimi livelli. "Mi occupo di stress ossidativi". Ovvero studia fenomeni all'origine di malattie come il cancro, il morbo di Alzheimer, il Parkinson. "Proprio perché è un fenomeno comune a numerose patologie, è importante conoscere i motivi e i meccanismi dei vari tipi di stress", spiega. "Lavoriamo anche sull'uso, le potenzialità e gli eventuali sviluppi in medicina dello Snom", microscopio a fibra ottica che consente di esaminare tessuti di poche decine di nanometri, miliardesimo di metro. Di mettere piede in Sardegna non se ne parla. "Almeno per il momento".
Come Carlo Boldetti e Rosaria Piga ce ne sono tanti altri, specialisti disgustati dall'Università e dai centri di ricerca italiani in viaggio verso mete scientificamente più attraenti. Questa emorragia, difficile da quantificare, è un danno enorme per l'Italia. "Si pensi che per formare uno studente dalla scuola elementare al dottorato di ricerca, lo Stato investe risorse quantificabili in 500mila euro", dice Scanu. Risorse che però sono messe a frutto all'estero. I numeri del personale universitario spiegano perché. In Italia su 18651 docenti di ruolo quelli con meno di 35 anni sono solo 9. L'80 per cento dei professori ordinari ha più di 50 anni, il 40 per cento più di 60. Il nostro Paese attira ogni anno appena 29mila studenti stranieri contro i 40mila della Spagna e i 220 mila dell'Inghilterra. L'Italia investe l'1,1 per cento del Pil in ricerca, esclusi i progetti militari, contro per esempio il 3,9 della Svezia.
Nonostante questo scenario qualche coraggioso rientra. Le ultime 25 pagine del libro sono dedicate a chi c'è riuscito. A Francesco Cucca, Monica Mameli, al compianto Giuseppe Pilia.
"Perché il problema è proprio questo", spiega Mameli, "garantire ai ricercatori di fare esperienze all'estero e poi creare le condizioni per farli rientrare". La comunità scientifica è globale, non esistono confini, ma esistono scuole più prestigiose e attrezzate di altre dove uno studioso preferisce lavorare. "Riportare a casa un ricercatore che si è formato in altri paesi, significa restituire un capitale con gli interessi". Per far questo bisogna essere competitivi e occorre un miglioramento strutturale. Il farmacologo Gian Luigi Gessa nell'introduzione al libro conferma: "Sono tornati tanti dei miei allievi e tanti degli allievi dei miei allievi. Anch'io sono tornato e ho costruito una Scuola che ha "filiali" nella penisola". Il merito principale del libro di Mameli e Scanu è di portare un contributo al dibattito aperto dal famoso Cervelli in fuga dell'Associazione dottori e dottorandi (Avverbi editore, 2001) con prove concrete alla mano. Le parole da leggere e le facce degli scienziati di ventura da vedere su http://scienziatidiventura.blogspot.com/
WALTER FALGIO

venerdì 20 luglio 2007

Scienziati erranti tra la Sardegna e il Mondo

di Daniele Gouthier
È molto glocal l’operazione di Mameli e Scanu. Partono dalla Sardegna, scrivono del mondo, ma guardano all’Italia. Ci sono queste tre dimensioni geografiche in “Scienziati di ventura – Storie di cervelli erranti tra la Sardegna e il mondo” (Cuec 2007).
Il libro va oltre la “solita” fuga dei cervelli. I cervelli all’estero ci possono andare per tre motivi: perché fuggono, perché vengono espulsi, perché lo scelgono. [SEGUE...]