La fuga dei cervelli. Sardegna matrigna per i giovani laureati
di Giuseppe Marci (L’Unione Sarda, prima pagina, 4 settembre 2007)
Marco è andato in America. Sotto un certo aspetto questa è cosa buona e giusta: significa che siamo in grado di formare giovani eccellenti che, appena laureati e semplicemente esibendo il proprio curriculum, vengono accolti da istituzioni universitarie internazionali per completare la formazione o insegnare.
Personalmente sono lieto per questo mio allievo sapiente ed educato che si avvia con onore nelle strade del mondo. Però devo dire che, a gioco lungo, dopo averne allevati tanti e averli visti partire, i conti non mi tornano. O, piuttosto, sono loro che non tornano, come del resto è inevitabile che sia. Il nostro mondo è avaro di riconoscimenti, spirituali e materiali. Altrove hanno spazio, soddisfazioni e ruolo. Non di rado buone remunerazioni. Poi, come è naturale che sia, coltivano amicizie, mettono su famiglia, crescono figli. Perché dovrebbero tornare, se non per far visita ai genitori che invecchiano e trascorrere qualche giorno nella "terra delle vacanze", come tale conosciuta anche in America?
È per questo che dico: i conti non tornano. Noi spendiamo quantità ragguardevoli di danaro e di energie (oltre che, beninteso, di sentimenti) per formare un prodotto eccellente che altri accolgono "finito", ricavandone ogni vantaggio senza aver investito un solo centesimo nella sua formazione. Né possiamo sperare di riaverli, nonostante le norme che periodicamente vengono approntate, a livello regionale e nazionale, per il "ritorno dei cervelli". Lo diceva, di recente, il professor Enrico Bombieri, luminare della matematica che insegna a Princeton (Usa): "Forse le nuove generazioni hanno un certo disagio, perché dopo la laurea nel nostro Paese devono approfondire i loro studi a Oxford, a Parigi, in Germania. Rientrano con qualche problema (non sempre sono accolti come meriterebbero); poi ho notato che molti, pur essendo bravissimi, forse scoraggiati da troppe difficoltà, si lasciano alle spalle la ricerca per tentare la sorte in qualche società finanziaria".
Diciamola tutta, professor Bombieri, cercano altre vie anche perché, in molti casi il campo della ricerca è a loro in larga misura precluso, ogni spazio occupato da quelli che sono rimasti, spesso di minor ingegno, ma comunque presenti e decisi a difendere i confini del proprio orticello.
A Marco che parte (e conosce il greco e il latino: oltre le principali lingue moderne, si capisce), voglio donare un augurio contenuto nelle sue amate raccolte di sentenze medioevali: Quod hodie non est cras erit . Non dobbiamo mai perdere la nostra fiducia nel destino dell’uomo: può essere che domani accada ciò che oggi è praticamente impensabile, e raramente si è visto in passato. Non è un augurio che riguardi soltanto lui; credetemi: di una testa come quella di Marco c’è un gran bisogno, in Sardegna e in Italia.
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